Dicembre e gennaio sono i mesi in cui si tirano le somme e si fanno nuove promesse.

Se sei una freelance o una professionista è comune condividere bilanci e progetti online e con il tuo pubblico. Anche io ho iniziato a stilare il mio bel bilancio, per poi rendermi conto che il mio 2018 è stato qualcosa di più di una somma algebrica di obiettivi o fatturati raggiunti o mancati, ma non riuscivo a trovare il modo di esprimere tutto questo.

Poi è arrivata lei. La domanda potente che ho deciso di usare come cartina al tornasole del mio 2018.

La bambina che ero sarebbe orgogliosa di quello che ho fatto e di come ho vissuto lo scorso anno? 

Powerful question

È una domanda potente (powerful), come quelle che faccio alle mie clienti di coaching, che mi ha dato la giusta prospettiva per valutare cosa effettivamente ha significato il 2018 nel mio percorso di crescita personale e professionale.

Le domande potenti ti colgono sempre alla sprovvista e ti portano a fare riflessioni e a considerare elementi che magari non avresti mai perso in considerazione, ma che sono essenziali per dare un contributo efficace al tema che stai affrontando.

Sono un po’ come le domande della vecchia zia, quella “strana della famiglia” al pranzo di Natale. La mia domanda è arrivata quando meno me l’aspettavo, mentre ero al cinema a vedere “Old man & the gun”; è l’ultimo film interpretato da Robert Redford ispirato alla storia di Forrest Tucker, un uomo che ha trascorso la sua vita tra rapine in banca ed evasioni dal carcere.  In una scena Forrest, appoggiato alla staccionata, guarda il tramonto, dice “Vedo il bambino che ero e mi chiedo se sarebbe orgoglioso di quello che ho fatto” (Forrest risponde “sì”, ndr).

A quel punto mi sono chiesta se anche io potevo dire lo stesso alla me stessa bambina.

Connessione con la piccola Cate

È da qualche mese che la “bambina che ero” mi guarda dalla parete del mio studio e io ricambio ogni volta che sollevo gli occhi dallo schermo del computer e col tempo ho anche iniziato a sorriderle. Mi guarda da una vecchia foto ritrovata questa estate per uno degli esercizi che mi aveva proposto Sharon Sala durante il nostro cammino di coaching e fototerapia  sulla Via degli Dei.

Inizialmente, guardandola, mi ero soffermata su come fossi vestita, su cosa stessi vedendo, su dove stessi andando. Poi a forza di incrociare il suo sguardo, ho iniziato a interessarmi a lei e a pensare a cosa potesse appassionarla, cosa detestasse o cosa sognasse. Ho iniziato anche a tenere conto delle sue opinioni quando penso ai miei progetti lavorativi, perché mi sono resa conto che mi conosce molto bene e seguire i sui suggerimenti mi aiuta a costruire progetti in cui credo e che amo realizzare.

È stato così che le ho raccontato cosa avevo fatto nel 2018 e ho sentito cosa aveva da dirmi.

I dati del bilancio

Quest’anno è stato l’anno in cui:

  • Ho sconfitto la piccola fiammiferaia (se vuoi conoscere la mia storia con la piccola fiammiferaia clicca qui)  e ho riscoperto l’importanza di essere creativa nella vita di tutti giorni.  Vivere la creatività in tutti modi, artistici e non, in cui può esistere è stato un passo fondamentale per confermare me stessa e il mio valore. Per aiutare le donne che, come me, hanno vissuto o stanno vivendo in un modo che non le soddisfa e le esaurisce ho organizzato il progetto CreaAttivaMente, workshop e retreat dedicati alla scoperta e alla rinascita della creatività quotidiana.
  • Ho lanciato i cammini di coaching e ho portato alcune donne sulla via di Santiago in Galizia permettendo loro di vivere un’esperienza che avevano sempre sognato e mai vissuto.
  • Ho camminato con Sharon Sala sulla Via degli Dei e da un incontro casuale è nata un’amicizia e una collaborazione professionale. Ad agosto 2019 partiremo con un  percorso di coaching e fototerapia  sul Cammino di Santiago (a brevissimo date, programma e costi).
  • Mi sono accorta che le parole con cui ci rappresentiamo o con cui ci lasciamo raccontare dagli altri non sono così vere. Mio marito mi definisce come persona pigra, perché non amo la montagna e fare gite per cime e rifugi, e io mi sono sempre considerata tale. Quest’anno, però, è stato diverso, A dicembre, Strava, l’applicazione che uso per tracciare i miei cammini di coaching, mi ha mandato un riassunto delle mie attività e nel 2018 ho camminato per 860 km! Non male per una pigra.  Ho avuto così la dimostrazione che non è mai corretto o utile generalizzare e prima di affermare qualcosa è meglio osservarla, quantificarla e tirare le somme e dare il giusto peso alle storie che ci raccontiamo.  Spesso la realtà è diversa da quella che pensiamo che sia.
  • Ho investito nella mia formazione concludendo il Master in coaching al femminile e iniziando un nuovo percorso molto pratico e trasformativo di specializzazione sempre nel femminile.
  • Ho capito che sono una persona indipendente e amo avere i miei spazi per progettare il mio lavoro e riposare. A settembre la mia famiglia ha avuto un nuovo assetto abitativo causato da esigenze di lavoro e di studio. Sono così passata dalla gestione un marito, tre figli a vivere da sola con la mia figlia più grande.  Non mi sono ancora ripresa dall’euforia di aver recuperato così tanto tempo per me in una volta sola!
  • Basta con il doppio lavoro: giornalista e coach. Questo è il punto più importante quello per cui la piccola Cate esulta. Finalmente ho trovato il coraggio di interrompere le collaborazioni nel campo del giornalismo scientifico e di dedicare tutto il mio tempo al successo della mia attività di coach. Per fare questo ho lavorato per uscire dalla zona di confort data da un lavoro che so fare bene, ma non mi emozionava più, e buttarmi in aree che non mi fanno sempre sentire a mio agio: marketing di me stessa.

E allora? Quale è il bilancio del 2018?

Piccola Cate ha approvato il bilancio 2018 e l’ha trovato molto positivo. Le piace molto quello che ho fatto ed è sicura che nel 2019 si divertirà molto. E io le credo.

Cosa devo fare? Mettermi a discutere con una bambina?

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