Quando ho un problema che devo risolvere so benissimo che l’idea vincente mi verrà quando stacco la mente e sono alla guida dell’auto o cammino. In particolare, quando tempo fa avevo un percorso abituale per andare al lavoro, sapevo che l’idea si sarebbe palesata a un certo incrocio stradale.
Scommetto che capita così anche a te.
Come capitava anche a Albert Einstein, che aveva le idee migliori sotto la doccia, e a Thomas Edison, che trovava soluzioni e idee inventive dopo pochi minuti di sonno (per questo si addormentava seduto con una sfera in mano. Non appena giungeva il sonno la mano si apriva, la sfera cadeva per terra svegliando l’inventore che poteva così scrivere subito l’idea per non dimenticarsela. Geniale, vero?).
Tutti abbiamo un momento Eureka in cui l’idea che stiamo inseguendo ci appare all’improvviso, quando meno l’aspettiamo.
Tutti pensiamo che la creatività nasca e si concluda in questo momento di illuminazione. Non è così. La creatività è un processo composto di più fasi e ha bisogno di tempo per iniziare e concludersi.
Come nasce un’idea? E un’idea creativa?
Il primo passo per avere un’idea è farsi una domanda e darsi una risposta. Un’idea, infatti, nasce sempre come risposta a una domanda che va quindi formulata in modo chiaro.
Di fronte a una domanda il nostro cervello cerca una soluzione per risolvere il problema.
Per prima cosa la nostra mente ricorda quello che aveva funzionato in passato, cioè tenta di replicare sempre le soluzioni già attuate in casi simili. Il cervello ama applicare le soluzioni passate anche a problemi nuovi, non ama infatti le cose che non conosce e che non sa come vanno a finire. Per questo in prima istanza scegliamo soluzioni anche chiaramente negative e controproducenti per noi (la famosa comfort zone e “abbiamo sempre fatto così”).
In seconda battuta, poi, prova a migliorare la soluzione di base, per esempio cambiando colore, dimensione, materiali. Si arriva così all’idea ordinaria che funziona in modo molto simile a un ricordo modificandolo in modo non sostanziale. Arriviamo però all’idea creativa, la soluzione innovativa, solo quando non ci accontentiamo e chiediamo al nostro cervello di andare oltre creando nuove connessioni tra idee e memorie.
Pensiero divergente e pensiero convergente
Per creare nuove connessioni si utilizzano due tipi diversi di pensiero.
Il pensiero divergente è la capacità di generare nuove idee che portano a molte possibili soluzioni. Richiede di espandere le idee iniziali, di aumentare le nostre conoscenze tra cui fare nuovi collegamenti. Molti esercizi di creatività sviluppano proprio questa tipologia di pensiero e la capacità di sviluppare associazioni “spregiudicate”.
Il pensiero convergente è la capacità di unire i puntini e arrivare a un’unica soluzione e spesso richiede un approccio nuovo al problema.
Il doppio diamante
Il processo creativo è composto da quattro fasi e, nel 2005, il Design Council lo ha rappresentato come un doppio diamante.

Dopo la domanda che dà inizio al processo inizia la fase di preparazione (pensiero divergente) che può essere anche una fase di brainstorming in cui si esplodono le idee e le possibili associazioni, si cerca di pensare “out of the box” senza censurare nessuna soluzione. In sostanza si raccolgono e accettano tutte le idee possibili anche se irrealistiche o irrealizzabili.
Terminata questa fase si passa poi a una valutazione delle soluzioni trovate si arriva a una definizione della soluzione. È una fase di incubazione in cui si creano le connessioni neuronali tra le idee. È un processo molto importante, di cui non siamo consapevoli e che richiede tempo. Solo al termine di questa fase si arriva al momento Eureka (pensiero convergente) in cui il cervello riconosce che l’idea funziona e la visualizza.
Il processo poi riprende perché l’idea deve essere realizzata, cioè deve diventare qualcosa di concreto. Per questo si cercano nuove soluzioni con il pensiero divergente (sviluppo) cui segue la fase di realizzazione (pensiero convergente).
Ogni fase del processo è favorita da un determinato tipo di onde cerebrali, la fase di generazione di nuove idee si verifica con onde cerebrali alfa, mentre quella di realizzazione richiede la presenza di onde cerebrali beta.
Strumenti per diventare più creativi
Esistono diversi esercizi per stimolare il pensiero divergente e la capacità di trovare nuove associazioni.
Possiamo provare:
soluzioni temporanee
- entrare in uno stato cerebrale alfa camminando, rilassandosi (es facendo la doccia)
- cambiare la routine, per esempio usare la mano sinistra al posto della destra se siamo destrimani, cambiare strada o mezzo con cui andiamo al lavoro, etc.
soluzioni a lungo termine (utili per migliorare la mostra capacità di entrare in una “modalità creativa” a “comando”)
- allenamento all’improvvisazione (es ogni giorno fare lista di 10 idee per … scrivere un romanzo, guadagnare 1000 euro in un’ora, etc)
- avere nuove esperienze e conoscenze, in sostanza esercitare la curiosità. Solo aumentando le mie informazioni e le mie esperienze posso aumentare la materia prima alla base delle mie idee.