Negli anni 70, quando ero una bambina, la tecnologia era costituita da televisori in bianco e nero e e telefoni a muro, era rigorosamente dotata di filo ed era confinata all’interno degli edifici. Questo rendeva facile disconnettersi: bastava uscire da casa. Oggi la tecnologia è senza filo e ci segue anche negli ambienti più bucolici: basta un semplice smartphone per essere immersi nel mondo digitale e nelle sue distrazioni. 

Essere sempre connessi, far vedere le proprie esperienze al mondo e vedere cosa succede alle persone che non sono con noi è una “necessità” per molti al punto da diventare dipendenza (lieve o moderata) di cui non ci si rende conto.

Anche i pellegrini del cammino di Santiago sono diventati sempre più tecnologici e social.

Connessi in cammino

La vita quotidiana sul Cammino di Santiago è satura di chip, giga, smartphone e smartwatch. Negli ultimi anni, il numero di pellegrini digitali e sempre connessi è aumentato di molto. Quando alle 10 si spengono le luci nelle camerate degli Albergue il buio è spezzato dalle luci blu degli schermi degli smartphone.  In diversi  preferiscono chiedere: “Che albergue mi consigliate a…? Dove posso andare a mangiare?” nei gruppi Facebook del Cammino piuttosto che a persone in carne ed ossa che incontrano sulla strada.  

Spesso si incontrano pellegrini impegnati in telefonate di lavoro, live su Facebook, che ascoltano tutto il tempo musica con le cuffie o con autoparlanti wifi, che guardano il panorama o la messa del pellegrino solo attraverso lo schermo di uno smartphone.

Vedere questa situazione mi ha fatto riflettere  e chiedermi il senso di tutto questo su un percorso nato per connetterci con “Qualcuno” sopra di noi o  dentro di noi, e non per essere in contatto con tutti quelli che sono rimasti a casa.

La tecnologia ha semplificato la vita quotidiana anche sul Cammino di Santiago, ma non ci consente più di essere irreperibili, di lasciare alla nostre spalle dal nostro quotidiano, di vivere la natura e non di visitarla, anche solo per qualche settimana.

La signora tecnologica

Non purtroppo posso chiamarmi fuori. Ho una passione per la tecnologia e, un tempo, qualcuno mi ha anche soprannominato “la signora tecnologica”.  Tuttavia non pensavo di essere particolarmente dipendente fino a quando, nel mio primo Cammino di Santiago, ho portato con me iPhone, tablet, kindle, caricatori, cavi, cavetti luci e microfoni per video con lo smartphone.

Tutti oggetti che avevo deciso di portare perché li ritenevo così essenziali da meritare la mia fatica fisica per più giorni di seguito.

Tutti oggetti di dimensioni limitate e peso contenuto, ma che tutti insieme pesavano più del mio abbigliamento.

Tutti oggetti che avrei mandato a casa molto volentieri dopo i primi giorni.

Digital detox sul cammino di Santiago 

Gli anni successivi ho deciso di limitare l’accesso alla tecnologia quando sono sul cammino e di usare i giorni in cui cammino da sola (e non sono con le mie coachee) sul cammino per resettare, focalizzare e riprogettare la mia vita e di sperimentare la JOMO (Joy of Missing Out) o la “gioia di essere tagliati fuori”.

Ho deciso di non adottare un approccio radicale ma di porre dei limiti alla mia connessione: 

  • Definire limiti temporali (non leggere le mail e scorrere il feed social prima delle 10, ai pasti o prima di dormire, non camminare e digitare alla ricerca di qualche informazione, lavorare online su Facebook e video al massimo per un’ora a fine tappa). 
  • Portare solo lo smartphone (usarlo per tracciare il percorso con l’app Strava, fare qualche fotografia, sentire musica con auricolari per caricarmi quando sono stanca a fine tappa).
  • Eventualmente portare il kindle per leggere (in questo modo evito il peso dei libri nello zaino e di leggere con lo smartphone).
  • Spegnere le notifiche mail, Whatsapp e Facebook.
  • Non leggere giornali e vedere telegionali italiani.

È un approccio non talebano e per me gestibile e per questo sono riuscita a mantenere le mie promesse. In questo modo mi sono goduta di più il cammino e il tempo con me e con gli altri, ho preso le distanze dalle polemiche quotidiane e mi sono resa conto che basta riconnettersi al ritorno per avere di nuovo “tutto sotto controllo” o, forse, “essere di nuovo sotto controllo”.

E tu? Hai mai provato a disconnetterti anche solo in modo soft? Cosa è successo?

Dal 2016 passo un mese o due su uno dei Cammini che portano a Santiago di Compostela e dal 2017 organizzo esperienze di cammino e di coaching sul Cammino Francese e sul Cammino da Santiago a Fisterre.

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